The Soul Cut #08

di Etienne Delbiaggio | 27 ottobre 2025

Durante un workshop presieduto da Jacopo Quadri nell’ambito della sezione L’immagine e la parola del Locarno Film Festival 2019, il montatore aveva mostrato al pubblico una striscia di pellicola, spiegando come sin dagli inizi della sua carriera da montatore fosse rimasto affascinato dal fatto che essa poteva essere ritenuta il solo strumento tangibile per misurare il tempo. All’interno di quella striscia erano rimasti impressi venticinque fotogrammi al minuto, i quali, potevano essere tagliati e collegati tra loro, manipolando lo spazio temporale contenuto.

Con l’evoluzione dell tecniche e del pensiero al riguardo del montaggio cinematografico, l’ellissi temporale ha assunto la sua grande importanza nelle varie opere, essendo un valido strumento in grado di scandire il ritmo e la drammaturgia di un film.

Iniziamo guardando la celebre sequenza contenuta in “Mezzogiorno di fuoco” del 1952.

Far sentire il tempo

La storia ruota attorno a Will Kane, sceriffo di una piccola città del New Mexico che, proprio il giorno delle sue nozze e del suo ritiro, scopre che Frank Miller, un criminale da lui arrestato anni prima, è stato rilasciato e sta tornando con la sua banda per vendicarsi. Mentre l’orologio avanza verso mezzogiorno (l’ora del duello) Kane cerca aiuto tra i cittadini, ma tutti si tirano indietro. Rimane solo, costretto ad affrontare la sua scelta morale: fuggire o restare.

Tra i momenti più emblematici del film, la sequenza in cui Kane scrive il suo testamento incarna perfettamente la compressione del tempo e del destino.

Seduto alla sua scrivania, la penna ferma a tratti, lo sguardo inquieto verso l’orologio: ogni gesto è scandito da un silenzio quasi sacro. Il montaggio alterna il volto di Kane, le lancette che avanzano e i luoghi della città ormai svuotati.

Il tempo non è più solo narrativo, ma una presenza fisica, un nemico invisibile che avanza inesorabile. Scrivendo il testamento, Kane non prepara solo la morte possibile, ma accetta il proprio isolamento. È il punto in cui l’eroe si spoglia di tutto (autorità, amore, sostegno) e resta solo con il tempo e la propria coscienza.

Utilizzando la tecnica del montaggio alternato (luoghi e personaggi differenti ma che condividono lo stesso spazio temporale) si alternano con lo scandire del tempo dettato dall’orologio a pendolo presente nell’ufficio di Kane, il tutto sostenuto dalla colonna sonora che aumenta anch’essa il proprio ritmo e l’intensità man mano che ci avviciniamo al momento del duello.

In questo momento del film, abbiamo avuto modo di vedere i vari personaggi che popolano questo universo e abbiamo appreso le scelte di ognuno, ritrovandoli in questa sequenza a fare i conti con la propria coscienza e le conseguenze che ne possono derivare. Dal canto nostro, il cervello accetta questa narrazione (la quale ci permette di vedere in tempo reale multiple situazioni e personaggi) perché richiama il momento di quando ci stiamo domandando (o stiamo immaginando) cosa potrebbe stare facendo la persona a cui stiamo pensando e che non è presente con noi nella stessa stanza.

Altro punto da notare è che questo tipo di montaggio punta a una catarsi finale che si esprime nei differenti stati d’animo allo scoccare dell’ora sopraggiunta: la rassegnazione di Kane, l’apprensione della moglie e dei cittadini del villaggio e l’euforia della banda nel vedere il treno che accompagna Frank Miller stagliarsi all’orizzonte.

Diciamo che se un’opera viene presentata con un certo ritmo e uno stile che non rispecchiano la realtà (tagli, ritmo serrato, musica extra-diegetica, etc, etc), si è disposti ad accettare anche la manipolazione dello spazio tempo. Perché l’ellisse chiama in gioco proprio lo spettatore, facendo affidamento sulla sua intelligenza nel saper interpretare l’informazione contenuta nel raccordo che gli serve per decifrare l’arco di tempo che è trascorso tra uno stacco e l’altro.

Quello che può rendere comprensibile lo scorrere del tempo è l’accostamento di ambienti, azioni, personaggi, che hanno qualcosa in comune, oppure, che sono totalmente l’opposto.
Questo, ovviamente, si intende nei casi dove non compaiono scritte in sovrimpressione che elargiscono l’informazione riguardante il tempo e il luogo. Interessante notare l’opinione di Valentina Cicogna, docente del corso di Montaggio e struttura narrativa al terzo anno, secondo cui le scritte in sovrimpressione (se non decise in precedenza per una questione di stile) nelle opere moderne sono spesso inserite durante la post-produzione per riparare a dei raccordi temporali che, a causa del materiale insufficiente, non sono in grado di dare le informazioni necessarie direttamente allo spettatore.

Un esempio di ellisse che avviene nello stesso ambiente lo si può trovare in Quarto Potere di Orson Welles, del 1941.

Dopo aver stabilito lo spazio con un’inquadratura totale in cui si concentreranno le azioni. Una serie di campi contro campi con l’alterazione dei dialoghi (prima affettuosi, fino al silenzio), il cambio dei vestiti e l’aggiunta delle transizioni aiutano lo spettatore a interpretare lo stesso luogo ma in momenti temporali differenti.

Nel passato, una delle tecniche più classiche era quella dell’utilizzo della dissolvenza incrociata: un esempio lo si può trovare nel film Lo spaccone del 1961 di Robert Rossen (1908-1966), nel quale le lunghe dissolvenze con l’alternanza di un orologio che segna orari differenti, fanno sentire allo spettatore il tempo che passa durante estenuanti partite a biliardo, fungendo da riassunto degli eventi narrati.

Ma le dissolvenze incrociate hanno anche raggiunto un significato di correlazione intellettuale tra le due immagini, basti pensare a Scanners di David Cronenberg:

La storia tratta di un gruppo di persone nate con il potere di controllare telepaticamente le volontà altrui. La dissolvenza fa capire allo spettatore che mentre l’antagonista si trova fisicamente in un punto, la sua mente sta controllando a distanza le azioni di un’altra persona.
Anche nel film Shining le dissolvenze assumono un doppio significato che, oltre a dilatare il tempo per far sentire il lento scorrere delle giornate che conducono il padre verso la follia, mostrano anche il potere del figlio che riesce a sapere dell’esito del colloquio di lavoro a distanza di diverse miglia dal luogo in cui si compie l’azione. Se in un primo momento si poteva credere che i due momenti si stanno svolgendo in due tempi separati, la rivelazione del bambino ci informa che le azioni condividono lo stesso arco temporale. Sempre nello stesso film, interessante notare come le dissolvenze scompaiono dal momento in cui padre è completamente caduto nella follia, passando a degli stacchi netti che fanno percepire le azioni in un arco di tempo reale e amplificano la loro violenza.

Il protagonista ha appena ricevuto una videocassetta con registrato sé stesso nell’atto di uccidere la propria moglie. L’uomo, spaventato dalla visione del nastro ed essendo ignaro della morte della propria compagna, la chiama disperatamente. Improvvisamente, un’ellisse ci mostra un detective (già incontrato precedentemente nel corso del film) che colpisce il volto del protagonista, chiamandolo “assassino”. Questo stacco incisivo e netto corrisponde alla drammaturgia che accompagna l’opera: la storia di un uomo insoddisfatto della propria vita, sofferente di vuoti di memoria. Quando comincia a interrogarsi se sua moglie sia effettivamente morta come nel video registrato sulla videocassetta, su di lui cala la dura verità per mano di un poliziotto. Inoltre, l’ellisse può far intuire allo spettatore che la temporalità alterata delle due azioni rispecchia quello che sta subendo effettivamente la mente del protagonista.

Questi sono solo alcuni di molteplici esempi che dimostrano come l’alterazione dello spazio e del tempo influiscono sul ritmo del film e possono venire accettate dallo spettatore se gli vengono forniti degli elementi a cui esso può aggrapparsi. 


Ma anche uno stacco diretto può far percepire un’ellissi temporale, come nel film di David Lynch, Strade Perdute.

CREDITI:

  • fotogrammi “Mezzogiorno di fuoco”, di Fred Zinnemann, United Artists (1952)

  • fotogrammi “Quarto Potere”, di Orson Welles, RKO Radio Pictures, Mercury Productions (1941)

  • fotogrammi “Scanners”, di David Cronenberg, Filmplan International (1981)

  • fotogrammi “Shining”, di Stanley Kubrick, Warner Bros., Hawk Films, Peregrine Productions, The Producer Circle Company (1980)

  • fotogrammi “Strade Perdute”, di David Lynch, CiBy 2000, Asymmetrical Productions (1997)

Mi chiamo Etienne Del Biaggio, sono montatore, animatore autodidatta e compositore di colonne sonore originali con sede a Giubiasco (Ticino, Svizzera). Diplomato in montaggio e post-produzione video presso la CISA di Locarno (2019), ho collaborato con Béla Tarr per Alma di Dino Longo Sabanovic, presentato al Festival di Locarno. Dal 2022 al 2023 sono stato lead editor di Fiumi Studios, curando documentari e corporate video per clienti come Siemens ed EOC Ticino.

Accanto al montaggio e alla musica, ho sviluppato competenze in grafica e animazione, realizzando diversi cortometraggi animati. Oltre alle passioni già citate, mi piace condividere le mie personali riflessioni sul montaggio cinematografico scrivendo sul mio blog "The Soul Cut", sperando di poter ispirare altre persone a interessarsi sull'argomento.